Pescatore emarginato e solo, Peter Grimes all'Opera di Roma
Dall'11 al 19 ottobre, regia di Deborah Warner, dirige Mariotti
"Un uomo perseguitato dall'orrore di un terribile incidente, spaventato dai pettegolezzi e che forse, prima ancora della disgrazia, ha sempre agito in modo diverso da chi lo circonda": così Deborah Warner descrive Peter Grimes, il protagonista emarginato dell'omonima opera di Britten che la regista britannica porta in scena al Teatro Costanzi dall'11 al 19 ottobre. Il nuovo allestimento, realizzato in coproduzione con il Teatro Real di Madrid, la Royal Opera House di Londra e l'Opéra National di Parigi, segna il ritorno di Warner a Roma dopo Billy Budd nel 2018, vincitore di un Premio Abbiati della critica italiana, di un Olivier Award e di un International Opera Award. Affidato alla bacchetta del direttore musicale della fondazione capitolina Michele Mariotti, impegnato per la prima volta con un'opera di Britten, Peter Grimes vede protagonisti Allan Clayton nel ruolo del titolo, Sophie Bevan (Ellen Orford) e Simon Keenlyside (Balstrode), tutti e tre al debutto al Costanzi. La regista tornerà al Costanzi nel settembre 2025 per un altro capolavoro di Britten, The Turn of the Screw. Opera simbolo del conflitto tra massa e individuo composta nel 1944, Peter Grimes è un dramma sull'esclusione sociale, il pregiudizio e la crudeltà della folla. Deborah Warner trasforma il villaggio ottocentesco in cui è ambientata la vicenda in una decadente cittadina costiera della Gran Bretagna contemporanea, mettendo in scena una comunità impoverita, arrabbiata e sofferente, dove la miseria si mescola al rancore e al pregiudizio, e in cui il pescatore Peter Grimes diventa vittima di una società alla ricerca di un capro espiatorio. Le scene di Michael Levine, i costumi di Luis F. Carvalho, le luci di Peter Mumford, i video di Justin Nardella e le coreografie di Kim Brandstrup. Maestro del Coro è Ciro Visco. "La durezza dell'esistenza di coloro che si guadagnano da vivere sul tratto di costa del sud est inglese è tema centrale sia dell'opera di Britten sia del poema di George Crabbe, The Borough, da cui è tratto il libretto - prosegue la regista -, con similitudini che permangono sino a oggi. Nonostante le innovazioni tecnologiche, quella del pescatore solitario è ancora un'esistenza faticosa. Volevamo far rivivere questa storia in una cornice contemporanea, senza però cadere in un pericoloso sentimentalismo verso la povertà del passato, per cui il dolore e il rancore nati da un'esistenza di privazione rischiano di perdersi".
(A.Thompson--TAG)