Le divinità alate di Schiaparelli sfilano a Parigi
Roseberry ispirato da una mise indossata da Elsa nel 1941
Sfilano a Parigi le creature divine, alate, della nuova collezione di haute couture di Schiaparelli disegnata dal suo direttore creativo Daniel Roseberry. Nel marzo del 1932, Elsa Schiaparelli era già ai confini tra moda e arte e tra vita e arte. Spirito libero, era disinibita ed era dotta di una manifesta incapacità di preoccuparsi delle convenzioni. Come disse di lei il suo caro amico Salvador Dalí: "Nessuno sa come si dice Schiaparelli, ma tutti sanno cosa significa". Nove anni dopo, nel 1941, per il gala di apertura del ristorante Ambassadeurs a Parigi, Schiaparelli indossò un abito dipinto da Dunand, con una stola di piume di cigno, elegantemente avvolta intorno alle spalle. Si trattava di un omaggio alla grande ballerina Anna Pavlova, morta nello stesso anno, con la quale Schiaparelli veniva spesso scambiata per i suoi capelli corti e neri e i suoi lineamenti affilati. Ma se Pavlova è sempre stata associata alla sua iconica performance ne "Il Cigno Morente", Schiaparelli è stata una Fenice, una creatura magica il cui potere risiedeva nell'incessante capacità di reinventare non solo sé stessa, ma anche la moda. La collezione celebra questo dono di Elsa Schiaparelli e della sua alta moda sempre unica e molto glamour, nata per donne che amano farsi notare.
(T.Brown--TAG)