L'Impero di Dumont, la via francese a Guerre Stellari
Nel film del regista francese Fabrice Luchini è Belzebù
L'Impero di Bruno Dumont non è un film qualsiasi, ma spiazza sin dall'inizio perché ci introduce in una sorta di via dadaista a Guerre Stellari. Tra surrealismo, teatro dell'assurdo, astronavi che ricordano cattedrali gotiche, spade laser e paramenti sacri si svolge questa storia ambientata in un villaggio di pacifici pescatori sulla costa d'Opale a nord della Francia. Protagonisti del film, già Orso d'Argento alla Berlinale e ora in sala dal 13 giugno con Academy Two, appunto questi pescatori apparentemente insignificanti, ma non ci si inganni troppo. Dietro le loro sembianze umane si nascondono infatti due potenti razze extraterrestri pronte a scontrarsi fino all'ultimo sangue. Il figlio del pescatore Jony (Brandon Vlieghe), il piccolo Freddy, è al centro della contesa: nato dall'unione tra un extraterrestre e un'umana, crescendo diventerà l'ago della bilancia nella lotta tra gli "uno" (che rappresentano il bene) e gli "zero" (i cattivi). La principessa Jane (Amamaria Vartolomei), dell'impero degli "uno", viene mandata sulla Terra per salvare gli umani dal male che potrà scatenarsi quando Jony farà crescere il suo erede come sovrano delle forze oscure. Ma sulla terra piomba anche Belzebù in persona interpretato dal sempre straordinario Fabrice Luchini. Va detto che in questa lotta tra extraterrestri c'è qualcosa di buono: indossando un corpo umano hanno la possibilità di fare sesso, una cosa del tutto nuova per loro e niente male. Ne approfitterà Jony prima con Jane e poi con Line (Lyna Khoudri): i loro amplessi sono ripresi da Dumont in campi molto lunghi dove i protagonisti sono poco più di due figurine. Tra mucche, poliziotti pigri e discariche questa fantasy-comedy in salsa francese si avvia verso un finale pieno di astronavi e buchi neri. Nel cast anche Camille Cottin (la Regina); Julien Manier (Rudy); Bernard Pruvost (Van der Weyden) e Philippe Jore (Carpentier).
(W.Williams--TAG)