Germano, 'il mio Berlinguer e la responsabilità verso gli altri'
Alla Festa Roma apertura con il film di Segre sul segretario Pci
Solo cinque anni, dalla morte di Salvador Allende (1973) a quella di Aldo Moro (1978), per raccontare filologicamente, e senza troppi retroscena, quel segretario del partito comunista più grande d'Europa (1,7 milioni di votanti), quel politico amato e rispettato da tutti, anche dagli stessi avversari, quando in Italia erano ancora vitali le ideologie. È 'Berlinguer. La grande ambizione' di Andrea Segre, film di apertura della 19/a edizione della Festa del Cinema di Roma, in concorso a Progressive Cinema e in sala dal 31 ottobre con Lucky Red. Ad interpretare Berlinguer un grandissimo Elio Germano, perfetto nel riportare in vita senza mai strafare l'ideatore del compromesso storico, il padre dell'eurocomunismo, della via democratica al socialismo. "Ho cercato di non caratterizzarlo troppo, di restituire solo qualche dettaglio di Berlinguer: quello su cui ho lavorato è la sua particolare prossemica, l'inadeguatezza, la fatica che mostrava il suo corpo, il peso della responsabilità verso gli altri e l'assoluta mancanza di attenzione verso l'esteriorità", dice in conferenza stampa Germano. Per l'attore, nessun parallelo con i politici di oggi: "Lui si metteva al servizio degli altri, oggi siamo tutti una serie di monadi individualiste. Smettiamo di pensare che sia la gara a dare la felicità, ma che invece conti più la condivisione". Nel cast del film: Elena Radonicich (Letizia Laurenti), Paolo Pierobon (Giulio Andreotti), Roberto Citran (Aldo Moro), Andrea Pennacchi, Giorgio Tirabassi, Paolo Calabresi (Ugo Pecchioli), Francesco Acquaroli (Pietro Ingrao) e Fabrizia Sacchi (Nilde Iotti).
(R.White--TAG)